Oggi, l’Atrio della Biblioteca, serve un’altra
volta come palcoscenico a tutti noi, membri del gruppo piú umanista della
comunitá uesebista, per rappresentare insieme lo spettacolo dell’esaltazione
dell’anima ma anche delle arti, belle e non tanto belle, della ricca conoscenza
che solo in loro possiamo trovare, e specialmente della letteratura, come forma
artistica particolarmente efficace dentro l’Accademia, e di noi, i suoi
artefici.
Siamo qui, riuniti nel cuore della grande
depositaria del sapere, in compagnia delle eccellentissime autoritá e dei
temerari professori che ogni giorno stanno con noi, per celebrare che l’idea di
essere uesebista non é solo una competenza técnica insuperabile ma anche la
profonda certezza di essere capaci di
generare un cambio nell’intorno con tutta la conoscenza che l’Universitá Simón
Bolívar ci offre generosamente.
Il punto di vista scientifico, quello che descrive
la realtá in termini numerici e pomposamente determinati ad essere assoluti, é
quello che ci permette quantificare e pianificare le strategie per soddisfare
le necessitá della societá, ma il punto di vista umanistico, oggi protagonista,
e quello che ci permette avere lo spirito di curiositá, il bisogno di
trasformazione che conduce e mantiene attive le piú importanti ricerche. É
quello che guiderá le mani dei piú coraggiosi, dei critici artisti, dei liberi
pensatori nel momento di scrivere il futuro in cui tutti vivremo.
“La escritura hecha en casa” é piú di un concorso letterario, é
l’invito annuale per tutti i pensatori a convergere nello stesso posto, é la
finestra attraverso la quale ognuno di noi puó ficcare la testa per gridare al
mondo, specialmente alla nostra comunitá universitaria, tutto quello che nelle
materie scientifiche non possiamo esprimere. É qui dove i nostri valori, la
nostra perseveranza, i nostri desideri piú profondi saranno ospitati e sentiti.
Dove la nostra visione del mondo potrá essere condivisa e diffusa fra quelli
che ci neghiamo ad avere una visione assoluta di quello che la vita deve
essere.
Il piú grande effetto di questa attivitá é,
precisamente, mostrare la molteplicitá di versioni che convivono in ognuno di
noi, é che ci offre l’opportunitá di essere ingegneri, scienziati o architetti,
allo stesso tempo in cui siamo scrittori, é che possiamo risvegliarci essendo
Galileo Galilei, studiare la meccanica delle stelle, e poi andaré a letto
essendo Umberto Eco, orgogliosi di un’eccellente saggistica. Grazie agli Studi
Generali, ed a questa convocatoria, l’Universitá Simón Bolívar ci rende coscienti
di poter essere molto piú di quello che siamo, che possiamo oltrepassare
l’Etichetta, il Titolo ed il Nome, e di che vale la pena approfondire nella
questione perché, come affermó l’ingegnere e scrittore italiano Primo Levi: Non
é assolutamente una questione banale provare a definiré quello che é l’essere
umano.
Da un’altra parte, come diceva Cortázar, é in
questi momenti che possiamo sentire che “il poema cessa di essere comunicazione
per diventare contatto”, é in questi momento che la speranza dei partecipanti
non é altro che la vita stessa difendendosi. Quindi, voglio fare pubblica la
mia sincera gratitudine a tutti coloro che, ogni anno, rendono possibile questo
concorso, ma soprattutto, voglio esprimere i miei complimenti e le mie lodi a
tutti voi che siete qui, ascoltando queste mie parole, ed anche a tutto quel gruppo
coraggioso che ha preso il suo strumento per scrivere e dopo averlo meditato, ha deciso di partecipare.
In questo momento, tutti siamo vincitori perché siamo
qui presenti, perché abbiamo usato la nostra matita o il nostro computer per
creare la Parola che commemoriamo in questa riunione, e la parola é, quindi,
quel pennello, quella bacchetta mágica che ci permetterá trasformare in realtá
il mondo in cui vogliamo vivere. Oggi, alcuni di noi se ne andranno col
riconoscimento dell’Accademia per il loro lavoro, ma tutti, assolutamente
tutti, ce ne andremo convinti che il futuro é nelle nostre mani. Cosicché,
continuiamo a scriverlo.