domingo, 13 de abril de 2014

Artefici del Futuro

Ho fatto la traduzione del discorso que ho presentato nella cerimonia di premiazione del concorso "La escritura hecha in casa" 2013, del Decanato di Studi Generali della Universitá Simón Bolívar, dopo essere stato invitato a dire alcune parole come vincitore della categoria Segundo Serrano Poncela (Miglior Lavoro Finale - Saggio) nel 2012. Ecco quelle che sono state le mie parole:



Oggi, l’Atrio della Biblioteca, serve un’altra volta come palcoscenico a tutti noi, membri del gruppo piú umanista della comunitá uesebista, per rappresentare insieme lo spettacolo dell’esaltazione dell’anima ma anche delle arti, belle e non tanto belle, della ricca conoscenza che solo in loro possiamo trovare, e specialmente della letteratura, come forma artistica particolarmente efficace dentro l’Accademia, e di noi, i suoi artefici.

Siamo qui, riuniti nel cuore della grande depositaria del sapere, in compagnia delle eccellentissime autoritá e dei temerari professori che ogni giorno stanno con noi, per celebrare che l’idea di essere uesebista non é solo una competenza técnica insuperabile ma anche la profonda certezza  di essere capaci di generare un cambio nell’intorno con tutta la conoscenza che l’Universitá Simón Bolívar ci offre generosamente.

Il punto di vista scientifico, quello che descrive la realtá in termini numerici e pomposamente determinati ad essere assoluti, é quello che ci permette quantificare e pianificare le strategie per soddisfare le necessitá della societá, ma il punto di vista umanistico, oggi protagonista, e quello che ci permette avere lo spirito di curiositá, il bisogno di trasformazione che conduce e mantiene attive le piú importanti ricerche. É quello che guiderá le mani dei piú coraggiosi, dei critici artisti, dei liberi pensatori nel momento di scrivere il futuro in cui tutti vivremo.

“La escritura hecha en casa” é piú di un concorso letterario, é l’invito annuale per tutti i pensatori a convergere nello stesso posto, é la finestra attraverso la quale ognuno di noi puó ficcare la testa per gridare al mondo, specialmente alla nostra comunitá universitaria, tutto quello che nelle materie scientifiche non possiamo esprimere. É qui dove i nostri valori, la nostra perseveranza, i nostri desideri piú profondi saranno ospitati e sentiti. Dove la nostra visione del mondo potrá essere condivisa e diffusa fra quelli che ci neghiamo ad avere una visione assoluta di quello che la vita deve essere.

Il piú grande effetto di questa attivitá é, precisamente, mostrare la molteplicitá di versioni che convivono in ognuno di noi, é che ci offre l’opportunitá di essere ingegneri, scienziati o architetti, allo stesso tempo in cui siamo scrittori, é che possiamo risvegliarci essendo Galileo Galilei, studiare la meccanica delle stelle, e poi andaré a letto essendo Umberto Eco, orgogliosi di un’eccellente saggistica. Grazie agli Studi Generali, ed a questa convocatoria, l’Universitá Simón Bolívar ci rende coscienti di poter essere molto piú di quello che siamo, che possiamo oltrepassare l’Etichetta, il Titolo ed il Nome, e di che vale la pena approfondire nella questione perché, come affermó l’ingegnere e scrittore italiano Primo Levi: Non é assolutamente una questione banale provare a definiré quello che é l’essere umano.

Da un’altra parte, come diceva Cortázar, é in questi momenti che possiamo sentire che “il poema cessa di essere comunicazione per diventare contatto”, é in questi momento che la speranza dei partecipanti non é altro che la vita stessa difendendosi. Quindi, voglio fare pubblica la mia sincera gratitudine a tutti coloro che, ogni anno, rendono possibile questo concorso, ma soprattutto, voglio esprimere i miei complimenti e le mie lodi a tutti voi che siete qui, ascoltando queste mie parole, ed anche a tutto quel gruppo coraggioso che ha preso il suo strumento per scrivere e dopo averlo  meditato, ha deciso di partecipare.

In questo momento, tutti siamo vincitori perché siamo qui presenti, perché abbiamo usato la nostra matita o il nostro computer per creare la Parola che commemoriamo in questa riunione, e la parola é, quindi, quel pennello, quella bacchetta mágica che ci permetterá trasformare in realtá il mondo in cui vogliamo vivere. Oggi, alcuni di noi se ne andranno col riconoscimento dell’Accademia per il loro lavoro, ma tutti, assolutamente tutti, ce ne andremo convinti che il futuro é nelle nostre mani. Cosicché, continuiamo a scriverlo.